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Quarrata non possiede un vero e proprio centro storico, ma piuttosto un nucleo consolidato con un valore patrimoniale definito, venutosi a formare principalmente durante la seconda metà del XX secolo, quando si attuò il passaggio da borgo agricolo a città manifatturiera. Nei fatti è uno strano tipo di "città nuova" cresciuta al di fuori di un sistema insediativo ben definito: l'unica regola riconosciuta e condivisa è quella costituita dall'asse viario principale, Via Montalbano (che collega la città alla strada statale n° 66 "Pistoiese" segnando un percorso perfettamente rettilineo) e dall'aggregazione e dall'allineamento dei tipi edilizi attorno a tale asse. Il resto è il consueto "fai da te" urbanistico prodotto da alcuni decenni di miracolo italiano. All'interno di questo caos ordinario sopravvivono aree ibride ed incompiute dove ancora si fronteggiano complessi industriali in stato di obsolescenza e frammenti del tessuto agrario preesistente, come appunto accade anche per l'ex complesso industriale lungo il Fermulla oggetto del concorso Europan 6. In mancanza di un tessuto urbanistico ed architettonico significativo il contesto è però fortemente caratterizzato da una struttura socio - economica particolare costituita da una miriade di imprese artigianali dedite essenzialmente alla produzione del mobile tappezzato (sedie, divani, etc.).      Continua... 

La valorizzazione di tale tipologia socio - economica è uno degli elementi fondamentali del progetto che si propone di articolare in maniera nuova e contemporanea i diversi modi di vita dell'abitare, del lavorare, del passare il proprio tempo libero. Il punto di partenza è quindi costituito da una particolare aggregazione tipologica che pone in stretta relazione residenza e servizi, intendendo con tale termine generico sia i negozi sia i centri commerciali di prossimità che le attività lavorative costituite dalle piccole imprese terziarie e dall'artigianato di servizio. Questa aggregazione si traduce nei fatti in un elemento edilizio definito strutturalmente e quantitativamente la cui iterazione lungo gli assi viari di progetto produce un preciso meccanismo insediativo grazie al quale la sfera dell'abitazione (cioè del privato) e quella del lavoro trovano una configurazione formale ed un rapporto col contesto significativamente diversi: i servizi si trovano infatti al piano terra dei due edifici principali, ed in parte anche al primo ed al secondo piano, ma in ogni caso sempre sul perimetro esterno in corrispondenza delle strade di penetrazione già previste dal Piano Urbanistico, generando un recinto che ospita al suo interno il parcheggio coperto a servizio dell'edificio. La parte residenziale è invece collocata nella piattaforma pensile che occupa per esteso il primo e, dove previsto, il secondo piano. La tipologia residenziale è quasi interamente costituita da case a patio ad uno o due piani. Nel complesso il progetto può essere inteso come una specie di enorme palafitta: ai piani alti, le abitazioni con il loro modo di vita essenzialmente statico e rarefatto; al piano terra i servizi, i parcheggi, le strade, i luoghi di incontro e di lavoro, i tempi ed i ritmi tipici della vita associata. Il tutto nell'ambito di un'edificazione compatta e coerente lambita da una vasta area a verde per il gioco e lo svago: il progetto prevede infatti la sistemazione di un ampio tratto della sponda occidentale del Fermulla da attuarsi in continuità formale e funzionale con quanto già fatto più a monte a seguito del concorso Europan 3. L'insieme degli interventi di riqualificazione della sponda del torrente ha come obiettivo la costituzione di un'unica grande infrastruttura a verde per il divertimento ed il tempo libero. Non solo un percorso, quindi, né solo un giardino dalla particolare forma sinuosa e allungata, ma un meccanismo talmente complesso e multiplo da diventare una vera e propria alternativa panoramica a Via Montalbano. Queste tre esperienze esistenziali (abitare, lavorare, vivere il tempo libero) sono formalmente assai ben distinte ma in realtà saldamente collegate fra di loro: come detto in precedenza abitazione e lavoro sono già distributivamente saldate al punto che la tipologia prevalente prevede che colui che lavora al piano terra nello spazio destinato ai servizi sia anche l'abitante della residenza soprastante. Una parola a parte merita la tipologia residenziale: la scelta di case a patio di dimensioni medio - grandi, assai impegnativa anche dal punto di vista costruttivo ed insediativo, nasce dall'esigenza di migliorare la qualità della vita e dell'ambiente ritrovando un rapporto più serrato e diretto con la natura. Non basta far entrare la natura nella città, dobbiamo in qualche modo farla entrare dentro le case, e dobbiamo farlo in modo da contribuire e generare una nuova sensibilità verso lo spazio aperto. I grandi patio previsti a 5 metri di altezza da terra servono proprio a generare un rapporto nuovo e particolare con il suolo, artificiale ed intimo, allusivo ad una possibile riconciliazione fra natura ed ambiente costruito. Va anche detto che la presenza di uno spazio aperto privato e familiare contribuisce a stabilire una precisa gerarchia degli spazi aperti: dal patio privato si passa infatti al percorso, alle terrazze od allo slargo di uso condominiale o plurifamiliare, per poi finire, al piano terra, alle piazze od al giardino di quartiere. Non solo: a partire dalle tre tipologie matrice a patio il numero delle varianti è virtualmente illimitato: all'interno di ogni singolo lotto definito dalla griglia costruttiva, infatti, sia l'estensione planimetrica ed altimetrica dell'unità residenziale che il suo evolversi nel tempo costituiscono altrettanti gradi di libertà. Ogni singolo proprietario potrà quindi realizzare la sua casa anche per fasi accompagnando l'evoluzione anagrafica e patrimoniale del nucleo familiare, oppure suddividere le volumetrie consentite in due differenti unità, ed ancora scegliere fra uno sviluppo in verticale od in orizzontale del proprio appartamento. Tutto questo allo scopo di fornire a molte categorie di utenti, e non solo a quella prevalente, una soluzione evoluta ai problemi dell'abitazione e del lavoro senza eccedere però nella specificità dei singoli tipi edilizi (case per anziani, per giovani coppie, ecc) che possono anche innescare fenomeni di ghettizzazione e pendolarismo generazionale, ponendo invece l'accento su una forte dinamizzazione della singola unità immobiliare intesa come reale disponibilità alla trasformazione, alla crescita, alla frammentazione. Oltre alla particolare struttura socio - economica (che comunque è estesa a tutta la città) l'area di progetto si contraddistingue per essere l'anello mancante di congiunzione fra il nucleo consolidato (a Sud ed a Ovest), la città sparsa (ad Est) e la città ancora da venire fuori (a Nord). Proprio quest'ultimo sembra essere il nodo più impegnativo in quanto individua il recupero dell'area di progetto come condizione necessaria alla futura espansione della città. Per questo motivo è necessario che il progetto abbia anche carattere strategico rispetto allo sviluppo complessivo della città. Ecco perché il progetto si pone decisamente come il nucleo originario di un vero e proprio schema insediativo, cioè di un meccanismo grazie al quale la città possa crescere e organizzarsi in maniera coerente anche oltre il perimetro di progetto e di riflessione, anche al di là della forma dell'architettura, al fine di dare fluidità e compattezza ad un tessuto urbano ancora sfilacciato e discontinuo. In secondo luogo occorre dare continuità, oltre che logica, a tale tessuto ed è per questo che sono previsti la prosecuzione ed il potenziamento di alcuni elementi significativi presenti all'interno del perimetro di riflessione: la strada prevista dal Piano Urbanistico a nord dell'area di concorso (sulla quale già adesso sono attestati alcuni importanti servizi di interesse pubblico) sfonda l'edificio principale ed intacca quello più piccolo diventando accesso carrabile, percorso pedonale, piazza; il progetto di riqualificazione già in corso della sponda del torrente a monte dell'area di concorso è riproposto con poche significative aggiunte (i due ponti); l'asse principale della città, Via Montalbano, è confermato dall'allineamento del reticolo strutturale degli edifici; perfino il profilo irregolare dei confini di proprietà diventa piazza, percorso, giardino. Questi elementi costituiscono il sistema di riferimento costruttivo e percettivo destinato ad instaurare una possibile continuità fra parti diverse della città. Per lo stesso motivo sono sostanzialmente confermati i due tracciati viari previsti dal Piano Urbanistico: a ciascuno viene però conferito un ruolo specifico e complementare. La strada che delimiterà a Nord l'area di progetto rimane quindi un tracciato essenzialmente veicolare con un vero e proprio ponte sul torrente, mentre la strada che attraversa l'area trasversalmente sarà carrabile solo fino all'argine: una passerella-osservatorio consentirà il passaggio al traffico pedonale e ciclabile. Una scelta di questo tipo non è dovuta solo alla necessità di conferire una minima gerarchia funzionale alle infrastrutture previste ma anche al bisogno di tutelare l'area di intervento da un traffico di attraversamento che rischierebbe di diminuire la vivibilità di un luogo in cui ancora si respira una tranquillità quasi irreale, senza per questo pregiudicare in maniera significativa la continuità del tessuto urbano comunque garantita dalle passerelle che consentono il passaggio a persone e biciclette. Non bisogna dimenticare, infatti, che Quarrata è ancora una piccola città situata quasi interamente in pianura, per cui il traffico ciclabile rappresenta una reale alternativa a quello veicolare. IL PROGETTO IN RAPPORTO AL QUADRO PROGRAMMATICO PROPOSTO PER IL SITO Il mancato sfruttamento delle potenzialità geografiche offerte dal sito; l'obsolescenza delle funzioni esistenti rispetto ad un uso più attuale ed accorto del territorio; la particolare identità interstiziale dell'area, compresa fra il nucleo cittadino consolidato, la città sparsa e le espansioni future. All'interno di questo contesto l'ex complesso industriale lungo il Fermulla offre una concreta opportunità di risarcimento dei danni prodotti da una insufficiente programmazione urbanistica. A fronte di questo quadro l'Amministrazione Comunale di Quarrata si propone di attuare una vasta opera di ristrutturazione urbanistica finalizzata alla trasformazione del sito in un insediamento complesso, dotato di appropriata densità, multiplo e moderno, capace in primo luogo di dare continuità ad un tessuto edilizio sfilacciato ed incoerente. Il progetto propone innanzi tutto l'adeguamento del quadro infrastrutturale mediante la conferma della viabilità prevista dal Piano Urbanistico nella direzione Est-Ovest, pur riducendo ad uno il numero degli attraversamenti carrabili, ed il significativo potenziamento della viabilità nella direzione Nord-Sud grazie al prolungamento verso Sud di Via Buonarroti fino ad incidere profondamente gli edifici di progetto. A partire dalla demolizione dei manufatti esistenti il progetto prevede un denso sistema insediativo costituito essenzialmente dalla aggregazione di spazi per servizi e residenze private: i servizi sono dislocati prevalentemente al piano terra in corrispondenza dei fronti esterni mentre le residenze si trovano nella piastra che occupa il primo ed il secondo piano dell'edificio. La distinzione formale fra il recinto dei servizi e la piastra della residenza sottolinea il particolare meccanismo che associa i diversi modi di vita del lavorare e dell'abitare e nello stesso tempo traduce in termini architettonici e tipologici innovativi il particolare tessuto socio-economico di Quarrata, contraddistinto dalla presenza di un gran numero di piccole e piccolissime imprese artigiane, molte delle quali a conduzione familiare. L'individuazione delle case a patio come modello tipologico preminente è dovuta alla volontà di stabilire una precisa gerarchia degli spazi aperti: da quelli privati dei singoli alloggi a quelli semiprivati della piastra residenziale fino ad arrivare a quelli pubblici, a scala di quartiere, al livello del piano terreno. Gli spazi aperti a scala urbana sono invece raccolti lungo la sponda del torrente Fermulla che diventa, in continuità con gli interventi già attuati più a monte e da attuare più a valle, una infrastruttura complessa per lo svago ed il tempo libero costituita non solo da percorsi ciclabili e pedonali ma anche da arredi particolari, da "percorsi vita", da residui di giardini all'italiana, da orti urbani, da impianti sportivi di prossimità, fino ad assumere il ruolo di reale alternativa panoramica alla rigida ed operosa linearità di Via Montalbano.