L'area di concorso presenta una duplice matrice contestuale la cui interpretazione richiede approfondimenti a scale diverse. Da una parte il lotto si caratterizza per un forte senso di chiusura dove la densità e la compattezza dell'edificato impediscono qualsiasi permeabilità aggravata dalla debolezza del sistema degli spazi pubblici, costituiti al momento solo dalla maglia stradale e dal giardino posto di fronte all'oratorio di San Basilio: lo spazio sembra essere percorso ed attraversato piuttosto che abitato; la posizione dell'oratorio rappresenta il punto geografico di non ritorno: luogo fisico dove si interrompe la città abitata ed inizia un sistema insediativo ambiguo ed eterogeneo. L'altro contesto è quello della grande città diffusa, in cui la geografia naturale si annulla per essere sostituita da una morfologia completamente artificiale. Ne consegue un senso di spaesamento fisico che al di là di tutte le questioni infrastrutturali e sociologiche è prima di tutto un atto di percezione. L'area di via del Ricordo necessita di reinventare una sua forma di naturalità ed un suo peculiare meccanismo di radicamento sul territorio che abbracci tutti gli aspetti del progetto: il sistema insediativo, l'architettura complessiva e minuta, la tipologia, i materiali. Primo problema diviene allora quello di inventare una nuova topografia: un nuovo sistema insediativo ed architettonico insieme, capace di caratterizzare e radicare questa parte di città innescando un processo di “erosione interna” e di “porosità pubblica degli isolati”.
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